Matisse

Cominciamo ..

…dal programma.  Mentre la sonata di Brahms è uno dei grandi capolavori del compositore amburghese, i brani di Fauré sono al più interessanti ma non degni di costituire l’intera seconda parte del concerto risultando un po’ monotoni e ripetitivi. Buoni per mettere in risalto la capacità espressiva del violoncello ma oggettivamente un po’ d’occasione. La violoncellista Sette ha dato un’ottima prova di sé: tecnica eccellente in tutti i registri della tastiera, suono pieno, vibrato incisivo e fraseggio di qualità, sia in Brahms che in Fauré. Purtroppo il finale della fuga (con licenze) brahmsiana è risultato non all’altezza, visto che l’agitato previsto si è risolto in un leggero accelerando che in nessun modo ha riflesso la grandiosità e la drammaticità della partitura. Il dubbio che nasce è che questo sia dovuto alle incertezze esecutive del piano di L.Redorici  che in tutto il brano si è limitato a un accompagnamento scolastico non privo di errori grossolani (ad esempio nei salti della prima esposizione del tema dopo le terzine di terze).  Il brano brahmsiano vede nel pianoforte un partner primario che deve fondersi appieno con la partitura del violoncello. Qui è risultata una successione di note priva di interpretazione e puramente accessoria al violoncello dando l’impressione di una notevole incertezza tecnica e quindi di una costante cautela sfociata nella mediocrità. Ovviamente non mette conto valutare il piano nei brani di Fauré sostanzialmente basati solo sul violoncello. Buon successo di un rarefatto pubblico e un bis. 

Programma

J. Brahms Sonata op  38

G.Fauré. 6 brani per violoncello e pianoforte

 

 

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