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Che il quartetto Takàcs …That the Takàcs quartet
….. sia un’assoluta eccellenza nel panorama quartettistico internazionale è un fatto assodato. Perfetta fusione sonora, stile impeccabile, intonazione senza incertezze e soprattutto una capacità interpretativa fuori dal comune. A mio personale giudizio sono i degni eredi del quartetto Alban Berg e ancor prima del quartetto Amadeus e il successo tributato alla formazione, un successo normalmente riservato ai grandi solisti ne è la prova. Perfetto in tutti i tre quartetti eseguiti che hanno spaziato dal ‘700 (Haydn) all’ ‘800 (Mendelssohn) e al ‘900 (Bartok). Bravissimi, non si può aggiungere altro. Vorrei però segnalare in particolare l’esecuzione del quartetto di Mendelssohn. Questo autore tedesco che nella sua breve vita ha spaziato come compositore e come esecutore (era un ottimo pianista acclamato ovunque) in tutte le forme musicali (esclusa l’opera – in una sua lettera scrive “datemi un buon testo e il giorno dopo avrete le partitura”) viene spesso tacciato di insufficiente maturità e di assenza di profondità. Una accusa priva di fondamento. Va ricordato che la giovane età della morte (38 anni) gli ha precluso il periodo della piena maturità, pur essendo al suo tempo già una celebrità (apprezzato anche da Goethe di cui per due volte fu ospite) ed essendo stato il primo ad organizzare l’esecuzione integrale della Matthäus Passion di Bach, un’impresa considerata quasi impossibile allora. Credo che per molti sarebbe interessante leggere la sua biografia per capire di fronte a quale colosso della musica ci si trovi di fronte e di come molte critiche siano superficiali e per molti versi settarie. Le sue qualità sono state appieno valorizzate dall’esecuzione del suo secondo quartetto del quartetto Takàcs che ne ha reso prestigiosamente il significato musicale con un’esecuzione magistrale. (Giovanni Neri)
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Ascoltati ieri alla Societa’ del Quartetto di Milano. Il programma comprendeva i quartetti op.18/3 e op.135 di Beethoven e il quartetto n.6 di Bartok.
Concordo in pieno con il giudizio del Prof.Neri, anche a Milano il Qt. Takacs ha offerto esecuzioni eccellenti sia dal punto di vista stilistico che interpretativo. Impeccabili anche tecnicamente, ad eccezione di una piccola incertezza d’intonazione pochi secondi dopo l’inizio del concerto nel primo movimento dell’op.18/3, cose che possono capitare in un concerto dal vivo, specialmente “a freddo”. La cifra interpretativa del Takacs e’ assolutamente “classica”, lontana da sperimentalismi e dalla ricerca di suoni e tempi aggressivi. Il Takacs, in una visione complessiva sempre lucidissima, evidenzia particolarmente l’aspetto lirico delle musiche suonate, soprattutto in Bartok il cui quartetto e’ stato a mio parere l’apice interpretativo della serata. Rispetto alla formazione che ha effettuato le magnifiche registrazioni DECCA tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, sono cambiati il secondo violino e la viola sostituiti da due validissime musiciste che in nulla fanno rimpiangere i loro rispettivi predecessori. Un bellissimo concerto purtroppo funestato nel meraviglioso movimento lento dell’op.135 di Beethoven dai colpi di tosse di alcuni implacabili rumoristi. Io mi chiedo come mai certa gente non possa almeno mettersi un fazzoletto davanti alla bocca…..
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I maleducati sono una piaga che andrebbe sanzionata. A Londra, alla South Bank, le maschere riprendono senza incertezze chi si comporta in modo inaccettabile
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