Complice una sventurata acustica dell’oratorio di S.Filippo Neri (ma non sarebbe possibile cercare di inserire dei “dampers” per abbassare l’intollerabile livello del riverbero che falsa qualsiasi esecuzione?) la performance del giovane quartetto Guadagnini è stata lungi dall’essere memorabile. In primo luogo l’impasto sonoro è risultato grezzo e talvolta stridente, prova di un’insufficiente amalgama degli esecutori; i tempi staccati negli “allegri” e assimilati sono stati poi innecessariamente precipitati (ad esempio nel quartetto op. 95 di Beethoven, così importante collocandosi fra le sonate op.90 e op.101, insomma nel periodo più pregnante di transizione del compositore di Bonn) e da ultimo la viola anche in parti di puro accompagnamento (ad esempio arpeggi ripetuti) cerca di produrre un esuberante volume di suono quasi nel timore che il suo ruolo sia sottovalutato. Insomma non un quartetto ma un ensemble di quattro strumenti che hanno ancora parecchia strada da compiere per trasformarsi in quartetto nel senso compiuto della parola. Di tutto il programma eseguito si è forse salvata solo l’esecuzione del quartetto di Haydn: non di eccelso livello ma almeno accettabile.