Tenere un blog di recensioni musicali è un’interessante esperienza. Ovviamente una recensione positiva riceve un certo numero di accessi ma molto maggiore è il numero degli accessi per una recensione negativa essendo l’interesse maggiore quello verso i perdenti (homo homini lupus), con quella curiosità verso di loro che purtroppo è una delle caratteristiche negative della nostra società. La cosa è peraltro la stessa che si riscontra nella cronaca giornalistica o televisiva: i fatti positivi (pochi purtroppo) sono spesso trascurati, mentre quelli negativi ricevono un’attenzione tanto maggiore quanto più sono tragici. Le reazioni a una recensione negativa sono diverse da parte degli artisti o di quelli che si spacciano per tali. Mentre un grande artista se la ride di una recensione negativa, conscio del proprio valore (Γνῶθι σεαυτόν !), e ben sapendo che a tutti capita una serata negativa (naturalmente in termini relativi) di cui spesso onestamente si scusa (ricordo in proposito Krystian Zimerman che scrisse una lettera di scuse e il da me poco amato Piotr Andrszewsky che come bis ripetè l’ultimo tempo della fantasia op. 17 di Schumann “..because I played it so badly“), sono gli esecutori minori che sono incapaci di accettare un verdetto contrario considerandolo un delitto di lesa maestà, rispondendo in modo astioso e risentito a un commento negativo, vedendo esposta la propria pochezza e sentendo minacciata la propria posizione che si fonda sull’ignoranza della grande maggioranza degli spettatori che – si sa, purtroppo – applaude la musica e non gli esecutori (salvo il caso dei grandi nomi, accettati come bravi per definizione indipendentemente da quanto propinato, alla stessa stregua di quanto accade per quei visitatori dei musei che si estasiano davanti a un quadro dopo avere letto il nome del pittore). E purtroppo gli spacciatori di musica falsa non sono una piccola minoranza contando appunto su un pubblico acquiescente e spesso poco esperto se non ignorante: insomma è ciò che in politica mister B. ha utilizzato per devastare l’Italia degli ultimi venti anni. Per molti aspetti la reazione a una recensione negativa dettagliatamente motivata (si legga in materia quella bibbia ristampata regolarmente che è il Lexicon of musical invectives dove le recensioni sono spesso al curaro) è la cartina di tornasole della grandezza di un interprete: essa è inversamente proporzionale al suo valore, che quando basso è spesso accompagnato da puerili giustificazioni (il pianoforte non in perfette condizioni, l’acustica scadente, il pubblico inquieto etc.) fino a giungere talvolta a minacce di vario genere quasi che un giudizio professionale severo corrispondesse al vilipendio della persona (absit iniuria verbis!) e cercando inutilmente di ottenere con la (supposta) intimidazione quello che non hanno ottenuto musicalmente (Es sind nur wenige, die den Sinn haben und zugleich zur Tat fähig sind. Der Sinn erweitert, aber lähmt; die Tat belebt, aber beschränkt – J.W.Goethe). Chi minaccia una querela non è solo uno scadente esecutore ma anche un ignorante della legge dal momento che la giurisprudenza ha più volte unanimemente sancito che il diritto alla critica, anche quando feroce, è inalienabile. Ho anche ricevuto risposte in dissenso dagli esecutori interessati, ferme ma civili (non come commenti al blog – che dovrebbero essere di terzi – ma come e-mail privati evitando di esporsi al ridicolo: anche in questo si manifesta l’intelligenza) che mi hanno permesso di condurre una pacata discussione in cui ciascuno è rimasto della propria opinione (inevitabilmente) ma evidenziando ciascuno lati rimasti oscuri alla controparte o sensibilità interpretative scaturite da approcci diversi. Il mio mondo, quello universitario, è simile ma tutto avviene con maggiore compostezza e maggiore eleganza: pare incredibile ma scopro che i baroni in fondo non sono così male come li si dipinge!