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Evgenij Oneghin – 1 Aprile 2014



Evgenij Oneghin è un capolavoro assoluto: arie come quella della lettera di Tatjana nel primo atto sono un vero gioiello dell’arte compositiva ed è un vero peccato che in tanti teatri d’opera italiani (all’estero viene regolarmente rappresentato) venga allestito ogni morte di papa. E non solo l’opera è di straordinaria bellezza: anche il testo è letterariamente di altissima qualità esprimendo l’incompiutezza e l’incapacità di amare di un damerino tutto estetica e fatuità a fronte della profondità dei sentimenti della protagonista femminile e del suo senso del dovere e dello scorrere inarrestabile del tempo, che rende senza senso il rimpianto del passato del protagonista sottolineato dalla impostazione in flashback della regia, che vede tutto lo svolgimento dell’opera come un ricordo di un Oneghin ormai vecchio.  Riascoltare l’orchestrazione di Ciaikovskij è un piacere musicale assoluto: si pensi all’uso del corno e dell’oboe per Tatjana e del clarinetto per la grande aria di Lenski del secondo atto. Tutto lo spettacolo è godibilissimo sia per la regia e la sceneggiatura senza sbavature, sia per gli interpreti, tutti di alto livello senza punte di eccellenza e senza carenze, sia per la direzione che ha saputo guidare l’orchestra nel rispetto assoluto del dettato del compositore. Un grande successo, meritatissimo che ha incontrato in modo assoluto le aspettative del pubblico delle grandi occasioni.

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