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Orchestra da camera Franz Liszt – Romanovsky – Boldoczki 13 Gennaio 2014

Un concerto di grande qualità con una formazione consolidata da anni e giustamente rinomata (senza direttore con il primo violino in funzione di Konzemeister) e  due interpreti (Romanovsky piano e Boldoczky tromba) all’altezza della situazione. Un programma basato sull’antiromanticismo (Stravinslij, Šostakovič, Britten) con una conclusione contrapposta in stile romantico (Liszt, rapsodia ungherese n. 2 trascritta per orchestra). Di Romanovsky abbiamo già avuto ripetutamente occasione di valutarne la tecnica d’acciao che nel difficilissimo concerto per piano, tromba e archi di Šostakovič ha avuto modo di esprimersi al meglio, richiedendo il brano un pianismo brillante con poche concessioni al lato interpretativo. Anche la tromba di Boldoczki ha offerto una prova di altissimo livello anche se la parte a lei dedicata ha un risalto di secondo piano nel concerto. Purtroppo Romanovsky non ha resistito alla tentazione di eseguire un bis per piano solo, il “Clair de lune” della Suite Bergamasque di Debussy. E’ questo un autore agli antipodi del pianismo di Romanovsky e il risultato negativo era prevedibile: assenza di timbro impressionista, interpretazione meccanica assenza di quell’aura fatata e sognante che permea il brano. Ci si chiede perchè un interprete di levatura come Romanovsky non abbia la sensibilità di evitare brani che sono al di fuori della sua cifra stilistica. Di grande pregio l’esecuzione di un secondo bis, il “Secondo Valzer” di Šostakovič eseguito da tromba, piano e orchestra: una fusione perfetta e godibilissima fra i tre protagonisti che ha giustamente avuto una approvazione incondizionata da parte del pubblico.
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