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Bocconi – 15 Luglio 2018


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Nell’edizione odierna…
del Sole 24 ore c’è un’interessante intervista con il prof. Verona, recentemente riconfermato rettore della Bocconi. Fra le sue ‘doti’ c’è quella di essere un esperto musicale. Ottimo. Peccato che sia esperto SOLO di musica leggera. Conosce a menadito tutti i complessi, citandone le composizioni, i successi etc. Ma NON un solo accenno alla musica “alta” a quella che si configura normalmente come cultura. Che dire? Un segno dei tempi e del clima della Bocconi se viene riconfermato chi in pratica si vanta di conoscere in campo musicale solo musica rock. Per molti aspetti un corrispondente accademico della attuale classe al potere. A coloro che leggono il blog chiederei cortesemente la registrazione (che non comporta nulla) e che può essere facilmente effettuata “clikkando” sul riquadro nero sopra ogni post. Così facendo riceveranno un e-mail tutte le volte che un nuovo post è pubblicato.
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5 risposte a "Bocconi – 15 Luglio 2018"

  1. Roberto Barilli ha detto:

    “Resta che da persone di cultura ci si aspetterebbe qualcosa di più, ma il segno dei tempi è anche questo“ come ha scritto una commentatrice cogliendo l’essenza della riflessione del prof. Neri su colui che, pro tempore, siede sulla poltrona di quella prestigiosa istituzione.
    Che però, quanto a prestigio (ma il prof. Verona c’entra poco …) parrebbe non essere più quello di una volta.
    Sul punto non si poteva dire meglio in così poche parole.

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  2. Maria Cristina Marcucci ha detto:

    Ho letto anch’ io l’ intervista. Non penso che l’ “amore” per la musica possa costituire un metro di misura per l’ intelligenza e la cultura di chicchessia. Kant, ad esempio – certamente uno degli uomini più intelligenti e colti apparsi sul Pianeta – non amava la musica in modo particolare ed anche Goethe è noto amasse assai Zelter ma snobbasse Schubert. La percezione di quel fenomeno che chiamiamo “musica” avviene in una parte ben definita del cervello che ciascuno di noi può avere più o meno sviluppata : conosco persone colte ed intelligenti alle quali la musica dice ben poco.
    Anche la definizione di musica “alta” penso non sia corretta: viene usata per lo più per definire la musica di tempi passati e gli Autori del cosiddetto “Canone Occidentale” ( e questo la accomuna con le altre forme d’ arte – pittura e letteratura – nelle quali è più che mai evidente quanto l’ inserimento nel Canone – e quindi nei programmi scolastici – sia dettato anche da motivazioni di propaganda politica). Come definiremo ad es. il Lied? Musica “alta”? Come “qualità” in molti casi certamente sì,
    come modalità di diffusione, ai tempi, direi rispecchiasse piuttosto le caratteristiche della musica popolare: creazioni spesso estemporanee, da fruirsi in allegra compagnia. Il fatto che ora si ascoltino per lo più in teatro ed in un silenzio da celebrazione religiosa certamente ce ne faranno godere appieno l’ interpretazione ma ne snaturano l’ origine e la destinazione.
    La musica “colta” si è fermata – per i più – al secolo scorso ( non mi pare che la maggior parte degli Autori contemporanei abbiano grande seguito di pubblico ) mentre quella “popolare” , grazie alle nuove tecnologie ed alle contaminazioni col blues ed il jazz è profondamente cambiata, soprattutto nel secolo scorso ed in pochissimi decenni: da “Grazie dei fior” alla ricerca dei Pink Floyd le differenze sono abissali.
    Le tecniche di manipolazione del suono e della sua riproduzione hanno fatto passi da gigante anche se la massificazione e l’ incredibile facilità con cui al giorno d’ oggi si sforna musica a ritmo continuo ci regala più ciarpame che gemme. Sarà poco, ma dopo 50 anni ascoltiamo ancora volentieri Sgt. Pepper e ne cogliamo la novità. Certamente i rapper che ci rappresentano in questi disgraziati giorni di politicamente corretto ( miliardari che si sono arricchiti in pochi mesi cantand – pardon. “parlando” – il disagio e la povertà delle periferie! Una contraddizione più che mai up to date…) avranno vita breve: i Pink Floyd non so. Per ora resistono.
    Magari un giorno verranno “riscoperti”, come avviene sempre più spesso per vetusti ciarpami di musica “alta” che necessitano, per venire apprezzati – o almeno sopportati – di “introduzioni” sempre più corpose ( e noiose…)

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  3. Antonietta Bormida Vallone ha detto:

    Il professor Verona ha gusti musicali del tutto legittimamente diversi dai nostri, questo è ovvio. Gli si potrebbe ricordare che, nel giro di una generazione, due al massimo, quasi tutte se non proprio tutte le innumerevoli “band” del Rock delle quali è conoscitore ed ammiratore saranno dimenticate, mentre i Bach ecc. faranno ancora sognare i posteri sinché esisterà la specie umana.. Segno non partigiano ma fuori discussione di una enorme, abissale diversità di valori e di bellezze. Resta che da persone di cultura ci si aspetterebbe qualcosa di più, ma il segno dei tempi è anche questo.

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  4. Giulio Gatti ha detto:

    Beh, i nuovi arrivati al governo temo trascureranno alta cultura e musica alta, visto la rozzezza con la quale si sono mossi finora. Se il loro ispiratore e motore è stato *xy*, che si è comportato… (omissis) cosa dobbiamo aspettarci? Che imitino i sistemi “alto musicali”, tedeschi o austriaci? Ora dovranno consolidare e tenere il potere…perché un conto è sbraitare dall’ opposizione, un altro è governare. Speriamo solo che politicamente a Bologna non vengano fatti ” paciughi” perché il rocchettaro defenestrato è già pronto a schitarrare sulla sua Fender. Che sarebbe una chitarra, per informazione dei lettori alti.

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