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Il dramma….The drama
..di Hedwig Lachmann tratto dall‘omonimo dramma in francese di Oscar Wilde è una storia truculenta che trasuda sangue e sesso e che per questo provocò non poche controversie quando fu proposto al pubblico di Dresda nel 1905. Da allora ha avuto un successo sempre crescente per la forza della musica su cui si regge a partire dalla prima rappresentazione italiana del 1906. Opera difficile da mettere in scena per l‘equilibrio richiesto, nel quale la storia deve evitare di cadere nel drammone da grand guignol senza trascurare tutti gli accenti violenti che la pervadono. Dramma di passioni proibite, di desideri incestuosi, di gelosie incontenibili, di seduzioni morbose e di conclusioni di sangue. E una musica di altissimo livello che ne fa uno dei capolavori più amati del compositore di Monaco. Si può comunque affermare che lo spettacolo regge sia dal punto di vista scenico che da quello musicale: finalmente un’opera al comunale di Bologna degna di questo nome. In primo luogo la regia: asciutta, apocalittica tutta luci e ombre con pochi arredi essenziali (bellissimo il cerchio scavato che scende dal soffitto che allude sia all’ascia che tronca la testa di Jochanaan sia alla testa mozzata), L’avevamo già vista alcuni anni fa ma mantiene tutta la sua drammaticità e il suo valore scenico. Dramma emblematico fuori dal tempo come sottolineato dai costumi dei protagonisti che spaziano da quelli antichi a quelli moderni e che si pone anche come emblema del capriccio del potere (in scena al posto di Erode poteva esserci qualche personaggio ottantenne dei tempi nostri …) e del valore che in tutti i tempi le pulsioni sessuali hanno giocato. Ma anche dramma simbolico della contrapposizione fra trascendenza e immanenza, fra spiritualità e potere temporale.
Ho dimenticato di esprimere il mio apprezzamento per la presentazione con cui Gabriele Lavia ha voluto accompagnare il programma di sala dello spettacolo : da anni il Teatro Comunale ci offre solo squallidissimi foglietti, poco curati nella grafica e nelle informazioni.
Sandra Festi.
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Mi unisco a uno dei rarissimi commenti entusiasti di Kurvenal. Anche la replica con il secondo cast – addirittura per Salome abbiamo avuto una sostituta, della quale non ho capito il nome ma che è stata bravissima anche nei movimenti scenici. Una rappresentazione operistica finalmente riuscita nella magia di unire musica canto recitazione. Sono d’ accordo che la regia di Lavia ha lasciato il segno. E il pubblico ha capito tutto, il detto e il non detto.
Io, invece, non ho capito, del commento di Kurneval, l’ accenno a walTzer : c’ è una T in più?
Sandra Festi.
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Si, una T in più…
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Con lente o senza lente, una produzione di grande rigore visivo e grande tensione musicale. Facciamone buona memoria poiché le prossime proposte assai si discosteranno da questo livello. Ovviamente un ottimo teatrante come Lavia non viene richiamato per una nuova produzione… preferendogli nomi che nessun segno lascieranno. Ma di ció riparleremo. Regista Lavia, scenografo Camera, costumista Viotti… tutti assenti alla “curtain call” finale! Tutti impegnati in un altra parte del mondo? Tutti?
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Mah….
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Per fortuna che c’è lei, gentile Professore. Dal Carlino di oggi avremmo saputo solo della partecipazione di rosa/volacriniti Vip…
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Non mi dica che si aspettava di più dalle mozzarelle del Carlino…..
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