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Abbonamenti – Teatro Comunale Bologna 9 Settembre 2018

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 … di rinnovi degli abbonamenti alla stagione d’opera del Teatro Comunale. Prezzi un po’ in salita per una stagione tutt’altro entusiasmante (eufemismo! titoli vieti e ripetuti alla noia) che è all’altezza al massimo dei teatri di seconda mano in Italia. Con tanti saluti alla relazione del commissario. Gli abbonamenti possono essere rinnovati anche con carta di credito i cui estremi debbono però essere inseriti un messaggio e-mail. Roba da paese della banane. Tutti, anche i bambini ormai, sanno che NON si deve mai trasmettere i dati di una carta di credito in un messaggio ma che i pagamenti online debbono essere effettuati tramite connessioni sicure (il noto https) che invece deve risultare ignoto all’amministrazione del teatro. E notare che piattaforme di commercio online si trovano ormai off-the-shelf, sono di facile installazione e utilizzazione e potrebbero facilmente essere utilizzate anche per gli acquisti online dei singoli biglietti delle manifestazioni etc. Per completare il desolante quadro organizzativo, sul sito del teatro NON si trova il modulo per il rinnovo che è stato spedito per posta ai vecchi abbonati. Se è andato smarrito peggio per gli abbonati stessi: andare al botteghino e fare la fila! Che dire: amateurisme au pouvoir…
PS Un “blogger” non è un oracolo e commette inevitabilmente errori (il minimo possibile..). Ricevo spesso “correzioni” non sempre fondamentali e non sempre precise. Così come io mi sottopongo al giudizio altrui con nome e cognome così chi vorrà avere la bontà di segnalarmi eventuali errori o imprecisioni dovrà farlo unicamente mandando un commento: a ognuno la propria responsabilità. Da tempo ho  rimosso il mio profilo su  facebook: non posso quindi essere contattato per questioni private via messenger ma solo via e-mail all’indirizzo giovanni.neri@unibo.it.
 
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6 risposte a "Abbonamenti – Teatro Comunale Bologna 9 Settembre 2018"

  1. Maria Cristina Marcucci ha detto:

    Eppure Bologna è… la città della musica!
    Soprattutto la domenica non è più possibile passeggiare in centro, Buskers a tutto volume. Ricordo la diatriba riguardo il “povero” Beppe Maniglia, un ricordo del periodo universitario per tanti di noi ( infatti noi che non abitavamo in città ci affollavamo intorno alla sua solita “Apache” eseguita sempre dignitosamente…).
    Ad un tratto parve che la sua oretta di musica domenicale ( e di ricordi) fosse la rovina acustica della città e si mise in moto la forza pubblica ad allontanare la sua piccola Corte dei Miracoli. In realtà , non essendo “etnica e tribale” ma solo coatta e nostalgica, evocava il tempo passato e non le future sorti e progressive della multietnicità colorata a ritrmo di Tum-Tum. Insomma, non era al passo con i tempi per una città che si millantava Barcellona-style . Quindi spazio ad ogni altro tipo di “musica”, per i gggiovani colorati e contemporanei in continuo andare e mangiare.

    Musica dalla quale non ci si salva più in alcun luogo: nei negozi, nei centri commerciali, per strada, nei bar, nei ristoranti… a volume sempre più alto.
    Di cosa si lamenta, Professore? A forza di darci Bologna è diventata certamente “la città della musica”. Insomma, come il postmoderno vole, una città “etnica e tribale”. Più up to date di così? E lei ci parla di pagamenti on line e connassioni sicure quando un nuovo MedioEvo è alle porte con tutti gli “umori” della vita in strada e dell’ antica mendicità?
    Ammesso e certamente non concesso che di musica si possa parlare. Per quanto mi riguarda non vedo l’ ora di tornarmene a casa, soprattutto quando cominciano ad assordarci gli ottoni amplificati dall’ acustica dei portici, che in quanto a decibel al buon Maniglia fanno un baffo.
    Ma io sono ormai anziana e per nulla etnica, e neppure tribale. E a Barcellona non sono mai stata.

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    • Già Stefano Folli ha detto:

      Proprio per questo si apprezza la comoditá di di un luogo dove si fa musica. Sedute comode, giusta temperatura, buona acustica, quasi sempre il rispettoso silenzio degli ascoltatori, quasi sempre la certezza degli orari, i programmi noti in anticipo…poi la qualitá degli esecutori e delle interpretazioni è da vedere volta per volta. Ha perfettamente ragione per tutto gentile signora. Per questo dobbiamo fare in modo che non ci venga sottratta la possibilitá di godere di Musica, possibilmente buona e in ideali condizioni d’ ascolto.

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  2. Già Stefano Folli ha detto:

    Eh, ma Lei ha proprio voglia di rovinare le ultime uscite in barca della stagione al Dirigente preposto al marketing…Magari il Commissario è uscito anche lui con il 18 mt. *E nun se sta a impicciá de Bologna* che è tutto in pace… Niente scioperi, niente caciara sindacale. La settimana prossima l’ orchestra filarmonica di bologna torna dalla massacrante tournèe Giapponese, giusto il tempo di indossare la casacca del Teatro Comunale di Bologna ed eccoli pronti ai comandi della bacchetta del celebrato direttore Abbado Roberto. Proveranno al teatro Farnese di Parma ” le Trouvere” e di certo il novello Direttore Musicale del Verdi Festival sarà clemente con la blasonata orchestra di Bologna… poiché a dicembre dirigerá la suddetta orchestra, ma con la casacca della Filarmonica di Bologna, cioè da privati suonatori. E ci si ricordi che la beneficenza la si fa alla Caritas, e mica nella Musica.
    Troppo complesso fa capire per un lettore medio? Forse, ma qualcuno fa proprio leva su questa difficoltà… per smazzare le carte. Noto anche la mancanza di eleganza al Verdi Festival assegnando la regia di Macbeth al Nipote, pur valente, Daniele Abbado. Un po’ di educazione avrebbe evitato!

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