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Difficile fare un commento positivo sulla stagione d’opera 2018 proposta dal teatro comunale. Abbondano i titoli riproposti costantemente (strizzando quindi l’occhio a quel pubblico conservatore che la direzione ritiene sia la garanzia della continuità degli abbonamenti). Chi troviamo? Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini, Mozart… Neppure un titolo wagneriano (con tutta la tradizione bolognese) e nessun autore – non necessariamente senza senso come quello di “Qui non c’è perché” – ma un po’ meno consueto? Un Weber, ad esempio – da quanti anni non viene rappresentato il Freischutz oppure l’Oberon? – , oppure un Berlioz – La damnation de Faust o Le Troyens – o un Saint Saens – Sanson e Dalila – – un Händel, un Berg… Niente di tutto questo. E i titoli degli autori consueti sono i più consueti: Don Carlo, Don Giovanni, Bohème etc. Nulla da ridire sulla qualità di queste opere ma il senso di noia a riascoltarle sempre è inevitabile. Naturalmente per variare il programma servirebbero persone all’altezza della situazione che sapessero proporre una combinazione di titoli “sicuri” con altri, magari degli stessi autori, ma meno rappresentati, eventualmente mutuando le scenografie da altri teatri per risparmiare. Niente di tutto questo. Un cartellone che al confronto con altri teatri d’opera (non cito La Scala – stratosferico – , ma il Regio di Torino, La Fenice di Venezia etc.) fa veramente la figura della cenerentola, senza la fatina che nel finale salva il risultato. Nulla di nuovo e non previsto ma possibile che non capiti mai di essere positivamente sorpresi?
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Gentile signora Fiorio, la mia era una boutade. Osservando spesso la platea dei teatri, noto per lo più teste canute. Nulla di disdicevole: se non mi tingessi i capelli sarei canuta anch’ io. Oltre a queste, alcune silenti altre continuamente chiacchieranti, noto signore accompagnate da figlioli ormai ampiamente “svezzati” – e per nulla recalcitranti, anzi – che si comportano come se ne fossero i mariti.
Nulla di disdicevole, anzi, è una bella famiglia unita.
Peccato che i “giovani” siano un’ altra cosa: con cartelloni come questo non c’è molto da sperare…
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Buongiorno Giovanni,
mi permetto il tono confidenziale perché ci siamo conosciuti dallâamico comune Francesco.
Non sarei così pessimista sul cartellone del Comunale.
Non riesco a considerare un titolo consueto il Verdi di Don Carlo e meno che meno il Simon Boccanegra, capolavoro praticamente riscoperto da Abbado.
Veniamo alla modernità : prosegue dopo lo scorso anno Poulenc con unâautentica chicca come Les Dialogues. A mio parere questo titolo è sufficiente
a rendere interessante un cartellone. Idem per il noto Don Giovanni in quanto diretto da uno dei più bravi Direttori moderni che presto ci lascerÃ
Anche i balletti, programmati per abbassare i costi medi di produzione, sono tuttâaltro che banali: Stravinskij e Xenakis Non si tratta della solita Coppeliaâ¦
Personalmente non sento la mancanza dellâOberon ma mi rendo conto che mettere in scena Wagner ha problemi e costi che non possiamo permetterci:
oltrtetutto dobbiamo fare i conti con il pubblico. La Scala era semideserta con i favolosi Maestri Cantori a primaveraâ¦
Bologna non può oggi paragonarsi a Venezia o Torino ed è costretta a tenere dâocchio anche lâincasso. Più facile riempire la sala con Bohème che con Luluâ¦
sperando che Wick non ci sbalordisca troppo.
Poi i titoli non bastano. Su interpreti e regie si vedrà , ma per ora giudico il complesso delle proposte stimolante.
Ciao.
Fausto
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Ovviamente ogni opinione è lecita. Ovviamente non sono d’accordo ma ben vengano opinioni discordi: sono il sale del blog!
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Ho notato che spesso la signora Marcucci allude a mamme (bionde?!) che obbligano recalcitranti e disinteressati figli ad andare a concerti e opere. Non vedo il nesso con la modestia della stagione d’opera del Comunale segnalata dal prof. Neri.Maddalena Fiorio
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Non sono sicuro di avere capito il senso del Suo commento.
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Purtroppo un tale cartellone ci indica impietosamente che siamo ancora fermi a Callas versus Tebaldi e Di Stefano versus Del Monaco ( e pensare che c’ era in giro un certo Luigi Alva a cantare Mozart…).
Di giovani nessuna traccia. A parte gli sparuti, eterni single a teatro assieme ad una
orgogliosa e bionda mammà …
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